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Lotte intestine

Parlare alla pancia del Paese. I guru della comunicazione politica insegnano che oggi, per avere consenso, è necessario rivolgersi al ventre dell’elettore, affamato e ribollente. Non sembra d’accordo il compositore Nicola Piovani: “Se mi permettete lo dico, ragionare con la pancia è come cantare con il culo”, sostiene.

Chi parla alla pancia del Paese non dovrebbe mai però dimenticare di rimanere in buoni rapporti con la propria. Basta poco perché un malessere passeggero, trascurato nelle interminabili campagne elettorali, riveli in realtà un dolore più profondo, viscerale: per dire, una colica. Spasmi che si manifestano in dolori acuti, improvvisi, talvolta intermittenti, che possono costringere il malcapitato a fermarsi, a rallentare i ritmi, a dar priorità al grembo suo e non a quello dei cittadini.

Le cause della colica – oltre a possibili infezioni e calcoli – possono essere anche stress, ansia, problemi nell’alimentazione, eccesso di grassi, addirittura meteorismo e aerofagia: tutte cose che capitano anche al più indomabile dei Capitani, costretto a inenarrabili fatiche culinarie, a interminabili sagre paesane e a migliaia di intrugli alcolici nostrani e cubani. Augurando all’infermo di trovare pronta guarigione, consigliamo anche del prolungato riposo.

La pancia del Paese, nel frattempo, continua a subbugliare. Sommovimenti intestinali borbottano e si odono in qualche piazza, in qualche bar, su qualche bus. Peti, petizioni e petti in fuori compongono un’orchestra dissonante, ferma alle battute iniziali di uno spartito senza note.

Chissà che poi, un giorno, non esploda una colica, proprio nella pancia del Paese, che si ritorcerà contro chi l’ha alimentata: ecco che lì, sommerso di tutta la sgradita merda che aveva propinato al ventre paesano, il malcapitato ripenserà a quel 16 ottobre in cui anche la sua pancia ha iniziato a lamentarsi.

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