Bestemmiare in chiesa, si può?
Buon anno, buon anno, ma non tutti hanno motivo di festeggiare. Così, pochi giorni fa, un ragazzo è entrato in chiesa per rivolgere a Dio la propria indignazione. Per essere sicuro di farsi sentire, lo ha fatto direttamente dall’altare, proclamando a squarciagola una di quelle sintetiche preghiere che scandiscono i discorsi appassionati di tanti cristiani.
La bestemmia ha risuonato tra le mura della chiesa della parrocchia Beata Vergine Immacolata di Viale Corsica, a Milano, dove si stava celebrando messa. Ha risuonato soprattutto nelle orecchie dei fedeli che tuttavia, anziché rivolgersi alla Vergine o al delegato locale Sant’Ambrogio, hanno preferito la scelta – un po’ meno spirituale – dei carabinieri.
La legge, quella minuscola, è entrata così in chiesa, e ha portato via il ragazzo che voleva pregare fuori dal coro. Fino a 20 anni fa la bestemmia era reato. Depenalizzata, oggi è un illecito amministrativo regolato dall’articolo 724, con sanzioni da euro 51 a euro 309.
Una legge che fino al 1995 tutelava solo il dio cristiano, e che oggi dovrebbe includere un po’ tutte le divinità. Anche se a stabilire cosa è bestemmia e cosa non lo è, pare sempre lo stesso pulpito. Per dire, se l’agnello toglie i peccati del mondo, altri animali potrebbero costare fino a 309 euro.
Ma le leggi si sa sono fatte dagli uomini. Specie se maschi. Infatti è prevista bestemmia libera verso la Madonna, che il codice a quanto pare non considera una divinità. Un garbuglio di burocrazia che speriamo piaccia a Dio, che però sembrerebbe un tipo molto più pratico e che potrebbe persino prendersela con chi volesse ingabbiare la Sua provvidenza in articoli e commi terreni. Che sia anche questa una bestemmia?
Bbada, nun biastimà, Ppippo – scriveva Giuseppe Gioacchino Belli – ché Iddio è Omo da risponne pe le rime.
L’Ammazzacaffè è tornato. Buon anno!