Les Sardines
Per fare una canzone facile facile
Les Sardines, Patrick Sébastien
Per prima cosa hai bisogno di parole stupide, stupide
Una piccola melodia che ti prende la testa
e una coreografia per festeggiare bene
Inizia così una canzone che in Francia negli anni è diventata un tormentone. L’ha scritta Patrick Sébastien, e si intitola “Les Sardines”: il testo, scanzonato e ironico, vede protagonista un gruppo di affiatate sardine che, strette l’una all’altra nella loro scatola, cantano felici in coro tra l’olio e le spezie.
Affiatate Sardine popolano da mesi il panorama politico italiano. Nate in Emilia come moto di reazione al salvinismo, hanno presto navigato lungo tutta la Penisola e sono diventate un credibile e autorevole interlocutore dei partiti nostrani, che si sono presentati alle loro porte con il cappello in mano, cercando, quel cappello, di metterlo sulla testa del movimento.
Qualche giorno fa, le Sardine hanno incontrato per la prima volta un ministro – quello del Sud, Provenzano – e hanno provato a dire la loro sull’agenda di governo, passando dalla piazza alla proposta. “Tra le nostre proposte, per cambiare il paradigma, perché non ripristinare fin dall’Università una sorta di Erasmus tra regioni del sud e del nord? – ha detto Mattia Santori, volto noto del movimento ittico – Perché un napoletano non può farsi sei mesi al Politecnico di Torino e un torinese sei mesi a Napoli o a Palermo per studiare archeologia, arte, cultura o diritto?”.
Si vuole bene alle Sardine. Hanno costretto la politica a interrogarsi sul suo linguaggio degradato, Soprattutto, hanno consentito a Bonaccini – esempio di una sinistra che sinistra non è – di vincere in Emilia-Romagna a scapito della peggior destra di Europa. Sia pure che la frase sull’Erasmus intra moenia è stata estrapolata da un contesto più ampio, come hanno poi spiegato le Sardine stesse, lamentando la strumentalizzazione.
Sia pure. Ma una domanda pare lecito porre ai capi-corrente del movimento: dopo aver capitalizzato un così grande consenso, dopo aver stracciato il velo della disillusione e della rassegnazione che ammantava tanti, qual è ora l’orizzonte politico? Esiste una riflessione dal basso, d’insieme, sul modello di società, di politica, di economia, che si vuole contrapporre a quello attuale? Oppure si andrà avanti a proposte spot, innocui discorsi sulla buona politica e pessime richieste come la modifica – ma non abrogazione – dei decreti sicurezza? È questa l’alternativa? Non era meglio allora restare movimento di reazione, e sconfitto Salvini in Emilia, tornare a disperdersi nel mare? A voi le risposte, affiatate sardine.