Le brutte intenzioni, la maleducazione, la disobbedienza
Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa. Certo il disordine è una forma d’arte, ma tu sai solo coltivare invidia. Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro. Questo sono io.
Le brutte intenzioni, Morgan, febbraio 2020
Che succede? Succede che queste parole, che ormai rimbombano nella testa di tutti, dopo essere rimbalzate da una rete all’altra, dalla Rai a Mediaset, valgono una fortuna. Il foglio originale su cui sono state scritte, dal pugno di Morgan, poco prima di salire sul palco di Sanremo la sera dello spettacolare dramma con Bugo, è stato messo all’asta su eBay da Barbara D’Urso. E vale già migliaia di euro.
Cosa ha valorizzato a tal punto questa merce feticcio? No, stavolta non basta il rituale alchemico sull’altare dello spettacolo a spiegarlo. E nemmeno il gesto performativo dell’artista. Perché a ben vedere è a tutto ciò che queste parole per un momento hanno disobbedito, come una bestemmia nella chiesa dell’Ariston, uno scempio della catechesi dello show.
Allora, mentre vediamo questa anomalia riassorbirsi nella routine televisiva, normalizzata da una coazione a ripetere e riprodurre, rimessa in scaletta e in copione, non più come parola imprevista, bensì come liturgia della programmazione e del palinsesto; noi forse dovremmo ricordare la disobbedienza da cui è nata e, per una volta, provare a interpretarla.
Cambiare le parole del pezzo per coro che ci è stato assegnato potrebbe valere la nostra fortuna, ma potrebbe essere anche la nostra ultima speranza. Se l’obbedienza non può che riprodurre la stessa oppressione a cui si obbedisce, la disobbedienza resta l’unico lavoro il cui profitto è la libertà. Possiamo stare a guardarla in un piccolo show in tv, oppure impugnarla.