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Io resto a casetta

«Vorremmo solo che il governo non si dimenticasse di noi. Qui le tragedie di ammucchiano, si stratificano». Philp Sorana, 42 anni, di Visso (Macerata), sa bene cosa vuol dire cambiare improvvisamente vita, routine, rapporti con la comunità. Parla dalla sua ‘casetta’ a Camerino, dove è entrato dopo quasi quattro anni di attesa. La sua abitazione è stata ridotta in macerie dal terremoto del 24 agosto 2016. «Io e la mia compagna siamo entrati in questa casetta pochi giorni fa – racconta – Nel frattempo sono scattate le restrizioni per via dell’emergenza Covid19, la sera del primo decreto ministeriale stavamo traslocando: ho portato tutto il possibile, ma ci manca ancora tanta roba. La mia compagna non ha neanche preso
tutti i vestiti».
Emergenza su emergenza, marchigiani e umbri continuano a rispondere con dignità e orgoglio. Roberto Sbriccioli, 52 anni, è il presidente della Proloco di Campi di Norcia (Perugia). Un punto di riferimento per la frazione nursina quasi completamente distrutta dalla scossa del 30 ottobre 2016. «Teniamo duro e cerchiamo di capire la situazione, ma non è facile affrontare l’isolamento in una struttura di poche decine di metri quadri. Le nostre casette sarebbero perfette come bungalow per le vacanze, non certo per passarci la vita. E soprattutto, viste le restrizioni di questa emergenza, ogni terremotato vorrebbe ‘restare in casa’.
Vorrebbe la propria casa».

Qui il nostro video per Repubblica.it

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