“È morto Luis Sepulveda, autore di Cent’anni di Solitudine”
È morto Luis Ernesto Sepulveda, nato a Santiago del Cile il 14 giugno 1949, autore di best seller, ma anche di geniali raccolte di racconti meno note, come Le disavventure di un kazako cieco.
No, non è vero. Ma a che serve stare a dire a voi che era un uzbeko muto e un’avventurosa storia; che non era il 14 giugno ma il 4 ottobre, anche se il 14 giugno gli sarebbe piaciuto; che non era Santiago del Cile ma Ovalle; che il suo secondo nome non era Ernesto, anche se sì, gli sarebbe piaciuto pure quello.
A che serve dirlo a voi, che vi siete accorti subito del tragico errore nell’aberrante titolo apparso per qualche minuto sulla pagina di TgCom24: “È morto Luis Sepulveda, autore di Cent’anni di solitudine”. Ma dai come si fa a confondere Luis Sepulveda con Gabriel Garcia Marquez?
Si fa. Più o meno come quella volta che vi siete dati una martellata su un dito cercando di piantare un chiodo, o come quando avete bruciato le melanzane nel forno, o, avidi lettori, quando vi siete tagliati un dito con il vostro libro preferito, che sia Il vecchio che leggeva romanzi d’amore o L’amore ai tempi del colera.
Capita di sbagliarsi, soprattutto se stai dando una notizia così spiacevole al mondo. Peccato che non ci si sia sbagliati del tutto, perché Luis Sepulveda è morto davvero, morto per Covid-19, il 16 aprile 2020, a 70 anni, senza avere nemmeno il tempo di offendersi per la svista.
Ma voi, fini conoscitori dello scrittore ribelle, certamente saprete che non si sarebbe offeso per questo errore. Luis Sepulveda era amico dell’errore, al punto di considerarlo uno dei patti dell’amicizia. “Gli amici condividono i successi e gli errori”, lo aveva persino scritto in una storia a proposito di un gatto e di un topo. Sì, proprio di un topo, non di una gabbianella.