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Il Deca – Il giorno dopo, la libertà

Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro.
Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente
(1984, George Orwell)

Riflessioni decaffeinate, buone anche per i deboli di cuore

Il giorno dopo il 25 aprile, il giorno dopo la Liberazione. È allora che possiamo cominciare a parlare di “libertà”. Che sia da una feroce dittatura o da un misterioso virus, la libertà è una conquista lenta e dolorosa. Quando ce l’hai è come un fantasma: c’è, ma non te ne accorgi. Nel secolo scorso ci sono voluti due decenni di repressione e una guerra mondiale per riempire di senso questa parola; oggi probabilmente basteranno poche settimane.

1 – Distopia. «Casa, poche stanze, troppo abitate, soffocanti (…) Niente aria, niente spazio; una prigione insufficientemente sterilizzata; oscurità, malattie e cattivi odori». Da Orwell a Huxley e il suo “Il mondo nuovo”, gran parte dell’immaginario distopico del secolo scorso si sta realizzando, qui ed ora. L’ultimo ritrovato, un’app per tracciare i nostri spostamenti. “Sai che novità?” Diranno alcuni. “Inaccettabile, se è lo Stato a imporla”, ribatteranno altri. Qui la storia di “Immuni”, un nome un manifesto.
La prima cosa che farò una volta libero: leggerò attentamente il GDPR

2 – A te, Fortunata. “Un popolo come il mio, quando cede la libertà, la cede generalmente in un momento di emergenza. E la cede pensando che possa essere barattata per uno straccio di condizioni migliori”. Luis Sepúlveda ha vissuto sulla propria pelle cosa significhi vivere sotto una dittatura. È morto lo scorso 16 aprile, dopo aver contratto il coronavirus in Portogallo. Lo scrittore Stefano Massini ha voluto ricordarlo a Piazzapulita, su La7, e in pochi minuti ci ha mostrato come la paura sia la più grande nemica della libertà.
La prima cosa che farò una volta libero: non baratterò più la mia libertà

3 – “10 minuti”. Il carcere è l’espressione massima della privazione della libertà e raccoglie persone colpevoli dei reati più disparati. Tutti però condividono le stesse preoccupazioni, specialmente oggi che le prigioni rischiano di diventare focolai per la diffusione del virus. Senza mascherine e con scarsa assistenza sanitaria, la mancanza di libertà non può trasformarsi in condanna a morte. Questo è quello che raccontano alcuni di loro nei “10 minuti” di telefonata che hanno a disposizione per parlare con i propri cari.
La prima cosa che farò una volta libero: parlerò, per più di 10 minuti, con i miei cari.

4 – “Voglio essere libero”. Un urlo (interiore) che in queste settimane ci accomuna. La libertà innanzitutto come condizione fisica, giusto ricordarlo. Ma la libertà è anche un’attitudine in senso astratto. Cosa faremo, una volta autorizzati di nuovo a uscire di casa? Perché in troppi, troppo spesso, abbiamo inteso questo diritto in maniera superficiale, come canta Ghemon: «Libero sì ma di spendere il mio stipendio».
La prima cosa che farò una volta libero: sciopero e me ne resto, volontariamente, a casa.

5 – Tutti al mare! Fino allo scorso anno, il 25 aprile per molti era solo un ponte come un altro, tra Pasqua e la festa del Primo Maggio. Data buona per fare una scampagnata, un pic nic o una gita al mare. Quest’anno, nessuna scampagnata, nessun pic nic e, meno che mai, una gita al mare.
La prima cosa che farò una volta libero: sdraiarmi il riva al mare!

(fonte: Youtube/Comune di Rimini)

6 – Futura. E chissà cosa ci riserverà il futuro. Che sia arrivato il momento di essere liberi non solo di pensare, ma anche di agire in modo differente? L’epidemia ha spazzato via lo stile di vita di milioni di persone, cancellerà migliaia di posti di lavoro e saremo costretti a reinventarci. Non ci resta che sfruttare questo momento per essere liberi di immaginare e di realizzare qualcosa di nuovo.
La prima cosa che farò una volta libero: crearmi un lavoro.

7 – Freedom. I nostri antenati, quando sognavano una nuova vita, pensavano a un Paese in particolare, gli Stati Uniti. La prima immagine che restava loro impressa era quella della Statua della Libertà, che li accoglieva a New York. Un simbolo che, vista la situazione attuale degli “States”, rischia di perdere molto della sua potenza. 
La prima cosa che farò quando sarò libero: visitare la Statua della Libertà (sperando in un presidente diverso…)

8 – Intervallo. Una gita in montagna, una boccata d’aria fresca virtuale. Respiriamo a pieni polmoni: guardate qua!
La prima cosa che farò una volta libero: una passeggiata in montagna.

9 – Bella ciao. Tra Alpi e Appennini, potremo percorrere i sentieri della resistenza. Perché solo la Storia può ricordarci, passo dopo passo, che «resistere vuol dire in primis scegliere da che parte stare».
La prima cosa che farò una volta libero: canterò Bella ciao!

10 – Basta eroi. Siamo stufi della retorica dell’eroe. Da #eroiincorsia a #eroiacasa fino ad arrivare a #eroiacaso il passo è breve. In fondo, in guerra ci si va per mille ragioni. E la libertà, andando al succo, è una cosa semplice, come il bisogno di “dormire nel fienile con una ragazza”.
La prima cosa che farò una volta libero: mi occuperò dei miei compagni, i vivi.

E adesso che siamo morti
non rompeteci i coglioni
con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non perdano anche loro
la giovinezza
.
(I partigiani, Nino Pedretti)

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