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Il galleggiar m’è dolce

Il pensiero continua a girare attorno alla stessa questione: siamo davvero molto fortunati.

Qualcuno si è domandato come avremmo vissuto la quarantena se tutto questo ci fosse piombato addosso appena dieci anni fa?

Tanto per cominciare, in pochissimi all’epoca avevano uno smartphone con WhatsApp. L’applicazione di messaggistica verde non aveva ancora dato agli utenti la possibilità di parlarsi e di vedersi in qualsiasi momento, previo aggancio ad una buona connessione. Non c’erano Zoom, Jitsi Meet, la fibra e il 5G, tutti i santi e benedetti strumenti che oggi ci permettono di continuare a stare vicini ai nostri amici e alle nostre famiglie, anche se distanti centinaia di chilometri, hashtag “distantimauniti”.

Che tristezza, viene da pensare. Senza vedersi per settimane, mesi. Mentre ora possiamo farlo praticamente tutti i giorni, ogni qual volta ce ne venga voglia. Ci saremmo visti costretti a passare ore al telefono con una persona sola, immaginatevi la noia! Magari gli avremmo raccontato qualcosa in più di ciò che raccontiamo oggi ai 15 partecipanti alla video call, come ci piace chiamarla. Magari avremmo raccontato qualcosa in più persino a noi stessi.
Se rimpiango quelle telefonate? Figuriamoci!

Come potrebbe venirmi in mente di barattare un’ora di schiamazzi di tutte quelle persone che non si sognano nemmeno di chiamarmi per chiedermi come sto, con un’ora di semplici, stupide parole. Molto meglio continuare a chiedere “che hai fatto oggi?”, restando ad ascoltare le solite scontate risposte: studiato, lavorato da casa, dormito, cucinato, pulito, letto.

Perché quelle solite scontate risposte, che io stessa do, forgiano il mio scudo, saldano le mie debolezze, così che nessuno possa vederle mai. Resteranno sepolte sotto il peso della connessione saltata e di quella frase non ascoltata, persa per sempre. Tanto era una frase come le altre, detta in una videochat identica a quelle già fatte e a quelle che verranno.

E quando tutto sarà finito, io riemergerò come se nulla fosse accaduto. Tornerò a quella normalità che tutti invochiamo a gran voce, completamente indenne. Come un’automobile con lo start and stop, dopo un semaforo rosso.

Non dirò mai a nessuno che il peso dell’incertezza di quei giorni mi ha cambiato per sempre. Che ho compreso cose nuove di me che oggi mi impediscono di essere la stessa persona che ero ieri. Vorrete continuare a stare accanto a una persona che non conoscete più?

Non cambierebbe molto, è ciò che fate da tutta la vita. Con il mio permesso.
Non dirò mai nulla perché sono sopravvissuta senza farlo finora. Non dirò nulla perché mi è più comodo continuare a galleggiare in superficie. Adoro la superficie, così pulita, così accettabile, così degna, così condivisibile. Che lo sporco resti in profondità, che mi corroda, che mi consumi. Nessuno lo vedrà mai. E quando lo vedrò io, ormai sarà troppo tardi.

U

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