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Non mi mancavi, “normalità”

Non mi mancavi, “normalità”.
Non mi mancava il Lungotevere colmo di macchine e nervosismo stradale.
Non mi mancava l’assembramento, lo schiamazzo. Lo starnuto e il colpo di tosse senza mano (o mascherina) davanti alla bocca.
Non mi mancavano certi eccessi di una certa Movida, così come il dito puntato di chi la disprezza in toto.
Non mi mancavano il contatto umano non richiesto, lo sprezzo per l’ambiente, il fazzoletto (o la mascherina) gettato per terra, accanto ai mozziconi di sigaretta.
Non mi mancava la vecchia politica, coi suoi chiacchiericci frivoli e i suoi battibecchi sulla forma e mai sulla sostanza.
Non mi mancava la Roma caotica, frettolosa, agitata.

Preferivo l’anormalità. Il Lungotevere sgombro, vuoto, silente.
Preferivo la solitudine e la quiete casalinghe. Ma anche la compagnia e il calore della Movida di piazza, del bicchiere bevuto e non frantumato a terra, del contatto umano e non rissoso.
Preferivo la “Natura che si riprendeva i suoi spazi”, la Grande Bellezza deserta e pulita, la silenziosa politica dell’unità nazionale tanto richiesta e mai ottenuta.

Non mi mancavi, “normalità”. Preferivo il lockdown, e quell’ingenua speranza di uscirne trovando un mondo migliore.

M

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