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10 minuti, voci dal lockdown delle carceri italiane

Durante l’emergenza Covid-19, per limitare il rischio contagio, i colloqui dei detenuti italiani coi loro cari sono stati sospesi e sostituiti con videochiamate settimanali di 20 minuti.

Sempre una volta a settimana, poi, i detenuti avevano diritto a una telefonata. 10 minuti, non uno di più. Approfittando dei quali, molti di loro hanno denunciato le precarie condizioni sanitarie dei penitenziari ai tempi della pandemia. Tra sovraffollamento (al 4 maggio i detenuti erano 53.139, a fronte di una capienza di circa 48mila), mancanza di Dpi e personale medico e pestaggi.

Come quello che si sarebbe consumato il 6 aprile scorso nel carcere di S. Maria Capua Vetere. Dove l’11 giugno 57 agenti di polizia penitenziaria hanno ricevuto un avviso di garanzia. Tra i reati contestati, oltre a violenza privata e abuso di autorità, anche la tortura.

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