Non passerà
Passerà. Lo avevamo detto anche un anno fa. A Pasqua. D’altronde questo significa “Pasqua”: “passare”, “passare oltre”. Eppure non è passato nulla.
Il Covid-19, le zone a colori e le scuole chiuse, il sedicente lavoro intelligente e l’imbecille disoccupazione, il coprifuoco e la polizia, la guerra e gli eroi, gli scienziati e gli idioti, e gli scienziati idioti, le opinioni e i fatti, e gli strafatti, la parte giusta e quella censurata. Non è passato nulla.
Ma non è certo quel che non passa da un anno, che non passerà. E non è il caso di lamentarsi dell’aria viziata delle nostre belle case. Siamo pur sempre un piccolo Paese del primo mondo, con tavole imbandite come altari, con tanto di agnelli sacrificati a noi stessi.
Tuttavia, persino in questa Italia-tavola-di-lusso, c’è una linea invalicabile. Che non passerà. Immaginate 10 commensali, arrivati due a due per sfuggire ai controlli si intende. Ma uno solo di loro mangerà per sei. Gli altri nove dovranno dividersi quel che resta delle quattro porzioni avanzate.
Eccoli i dati di distribuzione della ricchezza nel nostro pur ricco Paese. E non sono passati. Anzi, si sono aggravati. Il ricco è più ricco, il povero è più povero. Il padrone sfrutta il lavoro fin dentro all’intimo della vita. Il lavoratore è stato invaso nella sua ultima roccaforte individuale, la stessa proprietà privata che gli avevano insegnato a bramare sopra ogni altra cosa, quando era ancora ignaro di costruire la sua prigione di lavoro forzato, smart. Bravo, ben fatto, ora tendi le mani, connettiti, digita e lascia che in fibra ottica arrivino le manette. Non passerà.
Ma il sangue degli sfruttati, macchierà le porte delle loro celle. È chi le avrà troppo pulite allora che dovrà stare più attento, perché là, Rivoluzione non passerà oltre.
Alzatevi convitati, voi siete in nove, lui è uno. Il nemico non passerà. Buona Pasqua, buona liberazione dalla schiavitù.
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